LA DIGNITA' DEL TITOLO



D'estate mi prendo cura delle piante del terrazzo. E come mi prendo cura di loro, dovrei ricordarmi di prendermi cura di me. Il 4 marzo si è chiusa una storia (relazione? come si chiama la 'corrispondenza di amorosi sensi' tra due adulti, che non sfocia in una convivenza o in un qualche progetto? mah) che era cominciata il 12 marzo 2018 e che mi aveva riempita di meraviglia, di stupore, di bellezza anche.
Mi sentivo ricca e forte e potente, in grado di fare moltissimo, se non tutto. Però... le storie (tutte, anche quelle di amicizia, anche quelle di fratellanza) si costruiscono in due, e prendono la forma che i due insieme riescono a dare. Ebbene, la 'mia' storia non era la stessa dell'altro, e a un certo punto le strade hanno cominciato a divergere.
Ma io sono ostinata, e determinata, ed ero convinta di essere nel giusto, perciò ho resistito, sono rimasta, ho mantenuto la mia narrazione, anche quando dall'altra parte le parole erano chiare e nette 'io non sono in grado di fare di più' 'io non posso dare di più' 'tu non dovresti stare qui con me, dovresti andare avanti'.

Come tutte le cose, anche quella storia si è sfilacciata, perchè non è stata nutrita abbastanza da entrambe le parti. E io ho cominciato a guardarmi intorno, con enorme spavento e tristezza, perchè non era quello che io volevo. Ma l'ho fatto lo stesso. Avevo uno sguardo poco limpido, e così ho fatto un piccolo pasticcio, appoggiandomi a un terzo che non era quello che cercavo: ma è servito per farmi rispondere 'va bene, basta' quando mi è stato chiesto se avevo bisogno di più, perchè l'altro non era in grado e - cosa più importante - non voleva darmi di più.

Questo 'basta' è arrivato in apertura di lockdown, e la vita ha travolto il resto.
Stavolta però sono io che mi sento sola, sono io che patisco (ho patito) il non essere cercata, e il non avere nessuno che volesse vedere me appena riaperte le porte e allentato il lockdown.
Ancora nell'elaborazione di un doppio 'lutto' (quello della storia vera, finita, e quello del palliativo nemmeno cominciato), ho fatto l'errore di accettare di rivedere l'altro, ieri.
Scoprendo così che le narrazioni e le vite sono davvero molto diverse. Lui, con sguardo limpido e pacifico, mi dice che non ha fatto il monaco, no. E che beh, sì, sta con una. Da qualche settimana, da dopo il lockdown. Vabbè, però me lo potevo aspettare, no? Cioè, dovevo averlo capito, vero? Che insomma, anche io dovrei uscire, fare cose, vedere gente... Ma lui c'è sempre, se ho bisogno, questo me lo ricordo, vero?

Ho voglia di urlare.
Passerà anche questo.

Commenti

monicabionda ha detto…
a distanza di sei mesi posso dire che sì, per fortuna passa tutto ed è passato anche questo

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