Settimana santa di pandemia

Questa continua chiusura non è tranquillizzante per il futuro. Leggo di reazioni - e di persone - diverse. C'è chi si preoccupa in modo rigido e incontrollato, pensando che l'adesione alla norma sia l'unico modo per sopravvivere (tra l'altro pensando che sopravvivere sia l'unica cosa sensata da fare). C'è chi impreca nei confronti dei genitori anziani, pensando che il solo modo per tutelarli sia tenerli in casa sempre e senza eccezione alcuna, senza considerare che la salute mentale - e in alcuni casi quella fisica di ipertesi e con difficoltà cardiache - passa spesso dal poter camminare un po' all'aria, sia pure con destinazioni precise e obbligate.

Insomma, la pandemia combattuta a suon di distanziamento sociale è difficilissima, e non vedo ancora la luce in fondo al tunnel.

Dovremo ripensare tutto, dal nostro modo di vivere al nostro modo di intendere le relazioni fino al nostro modo di lavorare.
E ci saranno sempre i furbetti che puntano alla seconda casa in montagna o al mare per le vacanze di Pasqua...

Mi hanno chiesto quale sarà per me il segnale del ritorno alla normalità, sia pure mediata o modificata. Ho pensato prima di tutto alla colazione al bar e alle chiacchiere con l'edicolante vicino all'ufficio; poi ho riflettuto sul viaggio... e penso che mi sentirò tornata alla normalità quando potrò pensare di andare in montagna qualche giorno in vacanza senza preoccuparmi di portare con me possibili contagi. O di andare a prendere possibili contagi.

#staysafe #stayathome

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