Pandemie e smart working

Mi ritenevo una persona più tranquilla e serafica. Invece questa pandemia e le conseguenti strette sulla mobilità delle persone mi stanno portando un po' fuori strada.
Cerco un equilibrio e ci riesco a tratti, ma avrei bisogno di un piantarello... non sono mai abbastanza sola per poterlo fare, nemmeno di sera, nemmeno di notte.
Ci sono amiche che mi chiedono 'ci sentiamo?' . Grazie, lo apprezzo molto, ma non ho modo di parlare in libertà. Se non c'è mio figlio, c'è il lavoro. Se non c'è il lavoro, ci sono i miei genitori, e se non ci sono loro c'è mio fratello o mia cognata, e se non ci sono loro c'è da preparare la cena - il pranzo - fare i letti - andare in bagno ecc ecc.

Insomma, dopo quasi una settimana di smart working non posso dire di avere trovato il mio equilibrio. Se non a tratti appunto.

Cerco di non farmi sopraffare dalle notizie, ma sono innegabilmente spaventata. Per me, per i miei cari - che ci ammaliamo noi, o che si ammalino loro, è comunque una cosa che spaventa.

Oggi ci provo, a sollevarmi il morale. Ho lasciato la musica della radio di sottofondo (il potere del rock 'classico', signori miei!), ho in programma una call con l'ufficio più tardi, ho mio figlio davanti a me che si sta costruendo un telefono senza fili secondo le indicazioni del Manuale delle giovani marmotte... e più tardi si cucinano le melanzane.
Direi che non sarà sempre semplice, ma #celafaremo.

Abbracci - virtuali e ben distanziati - a tutti. 

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