e poi, mentre io mi commisero senza motivo reale...
... e sono qui che combatto con una relazione (un testo) da completare entro sera, mi arriva un messaggio da un'amica
"sono ricoverata a xxy per una crisi depressiva. Puoi ricordarmi nella preghiera?"
E niente, piombo d'improvviso nella mia incapacità di aiutare questa persona, che conosco da vent'anni, e che ho visto ammalarsi pian piano, lasciar andare un pezzo per volta la voglia di vivere, perdersi nella griglia del quotidiano che non corrisponde mai - perchè non corrisponde mai - alla realtà. Sposarsi perchè "quest'anno si sposano tutti non posso rimanere indietro io", andare a lavorare perchè "dopo la laurea si deve lavorare"; diventare insegnante perchè la sua migliore amica lo era, e nel suo immaginario una insegnante avrebbe potuto lavorare mezza giornata e vivere beatamente.
Ma era troppo fragile per gestire classi di preadolescenti, e troppo ostinata per lasciar perdere.
L'ho vista andare a vivere lontano da casa sua, l'ho incontrata con indosso una maglietta tutta stropicciata perchè - diceva- che senso ha stirare se tanto poi lavando si spiegazza tutta di nuovo?. L'ho vista diventare mamma di una bimba piccola, tutta occhi, tutta sorriso - molto amata dalla nonna, e dal papà.
Ho visto trasformarsi il suo aspetto, dalla filiforme bella ragazza che ho conosciuto (quando l'ho incontrata la prima volta credo pesasse 50 chili scarsi) alla donna imponente di oggi (di certo più di 80 chili, probabilmente anche per via delle medicine che prende).
E ogni volta mi sono sentita impotente, triste, incapace di essere abbastanza presente. E mi sono arrabbiata, e sono scappata.
E sono spaventata. E spero che ne esca anche questa volta. Se ci credete, dite anche voi una preghiera per lei.
"sono ricoverata a xxy per una crisi depressiva. Puoi ricordarmi nella preghiera?"
E niente, piombo d'improvviso nella mia incapacità di aiutare questa persona, che conosco da vent'anni, e che ho visto ammalarsi pian piano, lasciar andare un pezzo per volta la voglia di vivere, perdersi nella griglia del quotidiano che non corrisponde mai - perchè non corrisponde mai - alla realtà. Sposarsi perchè "quest'anno si sposano tutti non posso rimanere indietro io", andare a lavorare perchè "dopo la laurea si deve lavorare"; diventare insegnante perchè la sua migliore amica lo era, e nel suo immaginario una insegnante avrebbe potuto lavorare mezza giornata e vivere beatamente.
Ma era troppo fragile per gestire classi di preadolescenti, e troppo ostinata per lasciar perdere.
L'ho vista andare a vivere lontano da casa sua, l'ho incontrata con indosso una maglietta tutta stropicciata perchè - diceva- che senso ha stirare se tanto poi lavando si spiegazza tutta di nuovo?. L'ho vista diventare mamma di una bimba piccola, tutta occhi, tutta sorriso - molto amata dalla nonna, e dal papà.
Ho visto trasformarsi il suo aspetto, dalla filiforme bella ragazza che ho conosciuto (quando l'ho incontrata la prima volta credo pesasse 50 chili scarsi) alla donna imponente di oggi (di certo più di 80 chili, probabilmente anche per via delle medicine che prende).
E ogni volta mi sono sentita impotente, triste, incapace di essere abbastanza presente. E mi sono arrabbiata, e sono scappata.
E sono spaventata. E spero che ne esca anche questa volta. Se ci credete, dite anche voi una preghiera per lei.
Commenti