mentre

Mentre gli altri - il resto del mondo, le persone - si preparano per uscire (è sabato sera, e vivo nella gaudente romagna. Ma anche se vivessi nella laboriosa Milano credo potrei scrivere le stesse cose e a buon titolo), io mi preparo per andare a dormire.
Sono provata.

Dal caldo anzitutto. Faccio parte della categoria amante del freddo, non del caldo: e questi improvvisi e costanti 31 gradi mi hanno teso un tranello.
Dalla giornata. Piena piena fitta e densa, di quelle vischiose che ti avviluppano e non riesci a liberartene.
Sveglia alle sette e mezza, colazione per due (di cui una via biberon), rifare il letto far partire la lavatrice cercare di dare un aspetto dignitoso (solo dignitoso, che per il normale mancavano tempo ed energie) alla zona giorno per l'arrivo di un ospite alle undici, lavare e vestire il piccolo e la grande, ovvero io, che dovevo perfino fare la doccia e poi via,  pronti per la passeggiata che  fa parte della routine quotidiana. Sì, perchè mi è nato un bimbetto abitudinario, e dove posso cerco di mantenere anche nel weekend i ritmi impostati nella settimana.
Quindi, anche di sabato, un rapido buongiorno dai nonni, poi il giro in centro, camminare camminare camminare e niente, sveglio come un grillo che si addormenta rigorosamente a cinque metri da casa - e allora niente, si sta fuori, per non rovinare il sonno tanto faticosamente raggiunto. Seduta su un gradone, all'ombra, in un giardino stracolmo di rose che esplodono di colore e mancano quasi totalmente di profumo.
Mezzogiorno, la sveglia: si torna a casa, brodo, pappa, chiacchiere, nanna breve e disturbata dai rumori dai movimenti dal caldo della canicola.
Il pisolo del pomeriggio è sempre in braccio, e allora anche io sono in pausa forzata, e il pensiero divaga, e la gola si annoda ferocemente e mi manca il fiato. Poi passa. Sempre, passa, salvo tornare la volta successiva più annodato e dolorante, quel blocco che è l'insieme di tante cose.

Altra lavatrice, stendere la prima, svuotare l'armadio dei capi vecchi e scoprire jeans inattesi ... (continua)

edit: continua.
Scoprire jeans inattesi e altri pantaloni. e poi ancora sistemare correre fare fare fare, decidere scientemente di abbandonare la casa al suo destino - ci penserò mercoledì, rientrando - fare le coccole e il solletico, aiutare a camminare o perlomeno a provarci, dare stimoli, mandare messaggi imbufalirsi con il telefono impazzito che consuma tutto il traffico dati e avere un monento di odio profondo per il mondo. Capire che no, sono solo io che devo 'ri - settarmi', iniziando dalla proprietà di linguaggio che si è persa nei meandri del passato. Pensare ai soldi alle ferie alla casa al letto e...

Commenti

Renata_ontanoverde ha detto…
coraggio, è sempre una corsa, a volte ci si sente più in forze, a volte si tira il fiato, ma basta fermarsi un po' per poi riprendere più serenamente!
Alessandra Elle ha detto…
Con quel nodo che si annoda dici tante cose che non hai detto in questi mesi, ma forse è proprio nel non lasciarti sopraffarre, nel lasciare che la vita ti avviluppi con le sue attività - abitudinarie, magari fastidiose, ma necessarie - che dimostri tutta la tua forza. E devi esserne fiera, tanto!

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