Non mi piace lavorare il cotone

In questo spazio la scorsa estate ho pubblicato una foto o due di quel maglioncino di cotone dalle sfumature bellissime, che stavo lavorando e che speravo di concludere in fretta. Poi quel maglioncino si è inceppato in una chiusura che non mi convinceva, in una manica che non capivo bene, e anche nel mio peso che è cambiato. 

Così sono passata alla lana: un bel maglione rosso scuro, grande e sportivo (che è vero, non ho ancora chiuso, ma che ha - anche lui - un piccolo problema alla manica); una sciarpa, regalo per una amica; la conclusione di un maglione verde scuro per mio figlio; una coperta - plaid, pensata per la poltrona... e poi lui, il maglioncino in foto, che sto indossando proprio oggi (nel frattempo l'ho completato, sì). 

Non riesco a stare con le mani in mano, mi pare che produrre capi di abbigliamento mi centri di più, mi renda presente al mondo, e così ho ricominciato con un maglione per un amico, su richiesta, e il campione per una maglia di cotone, anche questo su richiesta, per mio figlio che si è innamorato delle sfumature di quel gomitolo. 

Nella gestione dei due diversi filati, e nell'aver disfatto il maglioncino estivo che non aveva più la mia attenzione, mi sono resa conto che NON MI PIACE lavorare il cotone. E' troppo morbido, cedevole, difficile da rendere compatto, pesante... non mi piace. 

Chissà se posso applicare i fastidi del lavoro di quel filato (il cotone) anche come metafora della vita e di quel che nella mia vita non amo...  

ps: il maglioncino di cotone disfatto ripartirà con il nuovo sistema imparato quest'inverno grazie all'amica de Il gomitolo dietro l'angolo


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