sogni e pensieri
da qualche notte (direi dalla notte delle chiacchiere) ho ricominciato a sognare. O meglio, ho ricominciato a ricordare i sogni.
Quelli di stanotte, ufficialmente tutti in un solo sogno, a ben guardare si distribuiscono in tre "quadri". Tutti con l'ambientazione di Inception, per intenderci. Luoghi suggestivi, ma con la sensazione che non siano del tutto reali...
Vedo per caso un uomo (circa 35 anni, barba e baffi): è una persona che ho incontrato una volta - che quindi non conosco affatto bene.
Mi avvicino e alla domanda "Come va?" rispondo spiegandogli che "ah, guarda sempre i soliti quelli della (compagnia aerea a caso). Hanno spostato il volo e non so perché. Solo che adesso non so proprio dove andare a dormire, e francamente comincio a non poterne più di tutti questi disguidi": sono bravissima a fingere noncuranza, mentre dentro mi sento desolatamente sola.
Lui mi dice "ah, sei hai bisogno puoi fermarti a casa mia a dormire"
e io "davvvero? mi servirebbe sì, sono esausta e scoraggiata e mi sento un po' giù".
Lui mi ha guardata perplessa e ha aggiunto "ah, sì, capisco" con l'aria di chi non solo non capisce, ma non gliene frega proprio niente "ecco le chiavi, io vado a una festa, ciao".
Io rimango basita a mo' di statua. Ma almeno so dove dormire.
Comunque, vado a prendere l'ascensore. Palazzo storico, quindi ascensore d'ante - anteguerra (la prima, non la seconda). Si blocca. Siamo, nei due ascensori gemelli che si guardano ma che sono divisi fra loro da due porte di vetro, io e una ragazza bionda dall'aria pratica e concreta. Ci sentiamo ma non possiamo toccarci, ovviamente. Cerchiamo le soluzioni per far ripartire gli ascensori. Non ricordo come abbiamo risolto, ma mi porto dietro la sensazione di due donne molto agguerrite e propositive.
Entro in profumeria. Luogo abbastanza asettico, bene organizzato ma freddo, bancone nero, sul bancone fondotinta e trucchi per la pelle. Mancano ombretti e colori.
Dietro al bancone, con la camicia bianca e lo sguardo freddo e distante, una donna che conosco da tempo. Ha l'aria estremamente professionale e mi guarda con occhio critico.
Dopo un lungo silenzio mi dice "non puoi andare in giro così, sei troppo bianca" e tira fuori una specie di espositore di quelli da gioielliere, con sopra stick neri che da una parte erano tondi (avevano la terra abbronzante all'interno) e dall'altra avevano il pennello staccabile. Alcune terre erano tonde, altre erano come i rossetti stick, piatte.
La scelta (non mia - io non ho voce in capitolo, e non ho nemmeno voglia di parlare) cade su una terra abbronzante scura, in stick, con la quale mi vien fatta una riga netta per guancia. Poi la riga viene sfumata col pennello, e si aggiunge un po' di terra chiara per illuminare.
A quel punto la donna mi ha dato uno specchio.
Mi sono guardata. Non ho reagito.
Impassibile, lei ha detto "va bene, puoi andare" e io sono andata.
Mi hanno chiesto come mi sento. A ripensarci, mi sento come un topo in trappola.
Quelli di stanotte, ufficialmente tutti in un solo sogno, a ben guardare si distribuiscono in tre "quadri". Tutti con l'ambientazione di Inception, per intenderci. Luoghi suggestivi, ma con la sensazione che non siano del tutto reali...
- Primo quadro.
Vedo per caso un uomo (circa 35 anni, barba e baffi): è una persona che ho incontrato una volta - che quindi non conosco affatto bene.
Mi avvicino e alla domanda "Come va?" rispondo spiegandogli che "ah, guarda sempre i soliti quelli della (compagnia aerea a caso). Hanno spostato il volo e non so perché. Solo che adesso non so proprio dove andare a dormire, e francamente comincio a non poterne più di tutti questi disguidi": sono bravissima a fingere noncuranza, mentre dentro mi sento desolatamente sola.
Lui mi dice "ah, sei hai bisogno puoi fermarti a casa mia a dormire"
e io "davvvero? mi servirebbe sì, sono esausta e scoraggiata e mi sento un po' giù".
Lui mi ha guardata perplessa e ha aggiunto "ah, sì, capisco" con l'aria di chi non solo non capisce, ma non gliene frega proprio niente "ecco le chiavi, io vado a una festa, ciao".
Io rimango basita a mo' di statua. Ma almeno so dove dormire.
- Secondo quadro.
Comunque, vado a prendere l'ascensore. Palazzo storico, quindi ascensore d'ante - anteguerra (la prima, non la seconda). Si blocca. Siamo, nei due ascensori gemelli che si guardano ma che sono divisi fra loro da due porte di vetro, io e una ragazza bionda dall'aria pratica e concreta. Ci sentiamo ma non possiamo toccarci, ovviamente. Cerchiamo le soluzioni per far ripartire gli ascensori. Non ricordo come abbiamo risolto, ma mi porto dietro la sensazione di due donne molto agguerrite e propositive.
- Terzo quadro.
Entro in profumeria. Luogo abbastanza asettico, bene organizzato ma freddo, bancone nero, sul bancone fondotinta e trucchi per la pelle. Mancano ombretti e colori.
Dietro al bancone, con la camicia bianca e lo sguardo freddo e distante, una donna che conosco da tempo. Ha l'aria estremamente professionale e mi guarda con occhio critico.
Dopo un lungo silenzio mi dice "non puoi andare in giro così, sei troppo bianca" e tira fuori una specie di espositore di quelli da gioielliere, con sopra stick neri che da una parte erano tondi (avevano la terra abbronzante all'interno) e dall'altra avevano il pennello staccabile. Alcune terre erano tonde, altre erano come i rossetti stick, piatte.
La scelta (non mia - io non ho voce in capitolo, e non ho nemmeno voglia di parlare) cade su una terra abbronzante scura, in stick, con la quale mi vien fatta una riga netta per guancia. Poi la riga viene sfumata col pennello, e si aggiunge un po' di terra chiara per illuminare.
A quel punto la donna mi ha dato uno specchio.
Mi sono guardata. Non ho reagito.
Impassibile, lei ha detto "va bene, puoi andare" e io sono andata.
Mi hanno chiesto come mi sento. A ripensarci, mi sento come un topo in trappola.
Commenti
2) ti percepisci concreta ed agguerrita, come nel tuo specchio donna bionda nell'ascensore gemello. quindi hai stima di te stessa.
3) pronta a tutto: ultimamente senti che devi lottare per ogni cosa, affronti anche le occasioni semplici con strategia e la sensazione "vediamo ora che cosa mi capita!".
La sensazione è giusta: senti che è il destino a gestire la tua vita e non ti senti più padrona della tua immagine. E' la commessa (la vita stessa) che ti impone la sua ricerca e la sua idea del look.
Più che agli amici penso sia il fatto che la tua nuova condizione di mamma lavoratrice. Abituata a gestire da sola la tua vita secondo il tuo istinto, ora tutta la tua vita è imperniata sul bambino ed il menage familiare, più che sulla tua vita sociale.
E' una situazione che ad ogni mamma va stretta, perché gestire una famiglia non è mai facile e ci si sente "annullate" con scelte obbligate.
Spero di non aver scritto cazzate:)
Comunque in groppa al riccio!